Lo spettacolo: Le istriane
DRAMMA
Motivazioni
Con
la Legge 30 marzo 2004 n. 92 la Repubblica Italiana
riconosce il 10 febbraio quale data per conservare e rinnovare la
memoria della
vicenda del confine orientale ed istituisce il «”Giorno del ricordo” in
memoria
delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata».
Artemedia
ha progettato, con la documentazione fornita
dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia sede di Torino,
uno
spettacolo col quale partecipa a mantenere vivo il ricordo di questa
grande
tragedia italiana.
Sinossi
Lo
spettacolo ricorda il dramma degli istriani italiani
infoibati e dell’esodo della popolazione italiana dall’Istria, a
seguito
dell’annessione di questa regione alla Jugoslavia.
La
guida storica degli accadimenti, viene mantenuta
utilizzando la metafora della tragedia greca, ed in particolare
dell’opera “Le
troiane” di Euripide.
Con
l’annessione dell’Istria alla Jugoslavia, il popolo
italiano residente può rimanere nella propria terra solo accettando una
nuova
Patria. L’unica soluzione per poter conservare la tradizione e
l’identità di
popolo è l’esodo in nuovi luoghi.
Tuttavia
questo passaggio è anche la triste occasione per
vendicare rancori più o meno lontani nel tempo legati non soltanto a
cause
politiche, culturali ed etniche, ma anche ad atavici contenziosi
famigliari e
personali. E questo si trasforma nel dramma di una persona, di una
famiglia e
di un intero popolo. Le vicende accadute ad Ecuba ed al popolo che
rappresenta
sono le stesse accadute a tante donne di cui non conosciamo il nome ed
ai loro
popoli. In questo senso “Le troiane” diventa una universale parafrasi
di drammi
come quello istriano, che permette di raccontare un fatto storico in
quanto
tale attraverso i patimenti del popolo, con l’intento di non cadere
nella
trappola di giudicare, criticare o attribuire delle colpe.
Euripide
nasce forse nel 480 a Salamina, è figlio di un
ricco proprietario terriero e di una madre, Clito, di origine nobile.
Il suo
scetticismo antireligioso e la polemica contro gli dèi frequente nelle
sue
opere gli procurano accuse di ateismo. Ha carattere inquieto teso ad
isolarsi
dalla vita politica di Atene, ma è critico lucido e polemico della
realtà
contemporanea. Ci restano di lui 18 tragedie, di cui una considerata
spuria, e
un dramma satiresco.
Carlos Velazquez, argentino di origine, da circa un
ventennio vive e lavora a Torino. Dopo alcuni anni di collaborazione
con le
scuole del Teatro Stabile, continua la sua opera nel teatro
indipendente. Tra
le sue creazioni ricordiamo tra le altre “A proposito di Medea”,
realizzato con
la propria scuola teatrale a Borgaro,
“Il valzer delle mamme” e “Thérèse” messi in scena dal suo
attuale
progetto “Teatro da borsetta”.
Scrive
Vincenzo di Benedetto, critico e professore di
letteratura greca all'università di Pisa “dietro a una tragedia come
‘Le
Troiane’ c’è una concezione del mondo che non lascia spazio a un
intervento
sulla realtà esterna e trova il suo sbocco nel lamento e nel pianto”.
Il transito attraverso l’opera di Euripide è quasi un passo
obbligato data la quantità di similitudini che la accomunano al dramma
istriano, come a quello di qualsiasi popolo colpito dalla sventura di
una
guerra e di un conflitto tra etnie, con l’elenco di efferate barbarie
perpetrate
uguali a se stesse senza confini di tempo e luogo. E’ quasi naturale
l’analogia
tra Polissena e Norma Corsetto, oppure tra le donne troiane, che
nell’epilogo
del dramma di Euripide si avviano verso le navi achee, con il popolo
istriano
che si imbarca sulla nave “Toscana”.
Questa
scelta permette di mantenere la
rappresentazione ad un alto livello di drammaticità e di attenzione
sulla
parola attraverso un linguaggio che, pur mantenendo un’alta valenza
letteraria,
appare paradossalmente diretto e di facile comprensione.