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Motivazioni
Sin
da piccoli, leggendo opere come quelle
esemplificate nello spettacolo, che vanno dal libro Cuore ad Hansel e
Gretel, ci siamo chiesti
talvolta in lacrime o tremanti quali orrori debbano esistere nel mondo
degli
adulti se questi si sentono in dovere di raccontarci certe cose.
Crescendo ci
si rende conto che questa letteratura fa parte di un metodo (forse)
superato,
che scava nei timori primordiali dell’essere umano confondendo
l’educazione con
la coercizione, se non la vessazione (guarda che se non mangi la
minestra viene
il lupo cattivo/l’uomo nero/la strega).
Per contro l’attrazione per il macabro sembra essere
quasi un istinto per i bambini, prova ne sia che anche i racconti o i
cartoni
animati apparentemente più candidi quasi sempre nascondono fatti truci
oltre ad
essere politicamente scorretti.
E’ evidente dunque che nel percorso di crescita
esiste un bisogno di misurarsi con le proprie paure, con i propri
sentimenti e
col confine tra il bene ed il male. In realtà questo percorso non
finisce mai,
tant’è che quasi sempre anche l’adulto va alla ricerca di un limite di
sopportazione sempre più elevato; l’horror degli anni ’70 che ha
sconvolto generazioni
oggi ci fa sorridere se abbiamo sopportato una pellicola del serial
sull’Enigmista.
Indipendentemente dalla
spirale che consegue a questa ricerca, ciò che cerchiamo quando ci
mettiamo
alla prova è forse trovare dei meccanismi che ci permettano di
sopravvivere
all’orrore. Esattamente come quando ci sottoponiamo alle montagne russe.
D’altronde esistono orrori che non potremo mai
superare ed ai quali dobbiamo dunque supplire con la sdrammatizzazione,
a volte
la dissacrazione, che inizia in tenera età col senso del ridicolo ed
arriva a
strategie più sofisticate come l’ironia o il cinismo dell’età matura.
Una tragedia come quella della piccola fiammiferaia è
evidentemente incolmabile a qualsiasi età e letto nella drammaticità
insita nel
racconto appare terribile persino al già citato Enigmista. Perché
Andersen
ha concepito una cosa del genere? Meglio, come ha fatto? Cosa gli
passava per
la mente? E perché sottoporre un bambino ad una tale prova di
resistenza umana?
Esiste un beneficio educativo?
Sinossi
Dall’emozione
alla farsa: moduli e pillole della letteratura per ragazzi.
Trama
Tre
personaggi sul palco, quasi tre clown che nella
preparazione della performance ci hanno fatto pensare all’opera di
Beckett
“Aspettando Godot” (da qui i nomi scelti per i personaggi). La
performance si avvicina allo spettatore sottoforma
di lezione semiseria sulla letteratura per ragazzi, fornendo brevemente
alcuni
elementi nozionistici (fiaba, favola e morale) e rimarcando l’orrore di
cui questo
filone narrativo è intriso per tramite di elementi quali la paura, la
compassione e la tristezza, spesso anche in assenza di un lieto fine,
sacrificato sull’altare della morale.
Pozzo dirige dunque il gioco e narra fedelmente
alcuni racconti più o meno noti della letteratura per ragazzi, mentre
Vladimiro
ed Estragone in “formato” scolaretti, come due marionette viventi,
ripercorrono
le gesta dei personaggi trasformando gli elementi drammatici in farsa.
Lo spettacolo è arricchito da suoni ed immagini
proiettate su un teatrino facente parte della scenografia e da una
forte
caratterizzazione dei personaggi, anche attraverso una grande varietà
di
trucchi e costumi. L’obiettivo, come traspare nella
rappresentazione,
non è naturalmente dissacrare opere che per certi versi rappresentano
dei
capolavori della letteratura, ma anzi di indurre i giovani spettatori a
trovare
vie alternative per avvicinarsi a temi e soggetti che vissuti nella
loro
essenza drammatica possono intimorire ed essere rifiutati.
Caratteristiche dello spettacolo
Per
il tema trattato e lo schema drammaturgio
seguito, lo spettacolo è adatto a tutti i ragazzi da
La
performance può essere rappresentata anche in
spazi non convenzionali in quanto utilizza una scenografia semplice
quanto
incisiva e due quinte che possono essere messe a disposizione della
scrivente
associazione.